Il modello altoatesino: Quando il turismo nasce dalla comunità
Appena si varca il confine e si risale la valle dell’Adige, è impossibile non accorgersi del cambiamento del paesaggio: campanili sottili e svettanti, case curate dai tetti spioventi, masi sparsi sui versanti, campi coltivati con geometrica precisione e chiesette adagiate su pianori panoramici. Tutto in Alto Adige racconta di un legame profondo tra uomo, natura e cultura. Ma cosa c’è dietro a questa armonia?
Una cultura distribuita: Masi, boschi e cooperazione
A differenza del modello urbano mediterraneo, incentrato su borghi e centri compatti, in Alto Adige l’insediamento è sparso. Le famiglie vivono da secoli in masi isolati, distribuiti tra fondovalle e versanti montani. Questo tipo di vita ha generato forti valori comunitari, basati su mutuo aiuto, rispetto per la natura e senso di responsabilità condivisa.
Per sopravvivere in un ambiente spesso ostile, le popolazioni alpine hanno sviluppato un modello basato sulla cooperazione spontanea, che è diventato parte del DNA culturale della popolazione locale. Da questa visione nascono le tante associazioni e unioni volontarie che ancora oggi rendono possibile un turismo sostenibile e autentico.
Ehrenamt: Il volontariato come carica onorifica
In tedesco si chiama “Ehrenamt”, letteralmente “carica onorifica”. Non è solo “volontariato” come lo intendiamo altrove, ma una missione riconosciuta dalla comunità: un impegno che nobilita chi lo svolge. In Alto Adige, infatti, la comunità è il motore dell’organizzazione turistica. Ecco alcuni esempi concreti di come il tessuto sociale sostiene il territorio:
- Verschönerungsverein: l’associazione per l’abbellimento del paese (aiuole, panchine, illuminazione).
- Tourismusverein (Info Point): centro informativo locale gestito da abitanti del posto, fornisce informazioni su eventi, escursioni, manifestazioni e altro ancora.
- Schützen: storiche compagnie di tiratori, oggi simbolo d’identità e protettori del patrimonio.
- AVS - Alpenverein Südtirol: l’equivalente tirolese del CAI, cura sentieri, cartellonistica e rifugi.
- Bande musicali, pompieri volontari, cori e gruppi folk: elementi vivi della tradizione, protagonisti di feste e rievocazioni.
Il folklore è una cosa seria
In Alto Adige il folklore non è un’attrazione turistica preconfezionata, ma parte integrante della vita comunitaria. Le divise tradizionali, le sfilate, i mercatini dell’Avvento, i concerti delle bande locali sono espressioni autentiche di un’identità vissuta. L’etimologia del termine stesso - da Volk, popolo - racconta quanto profondo sia il legame tra cultura e comunità.
Un turismo “dal basso”: Natura e società in simbiosi
Il modello turistico altoatesino è un esempio virtuoso di organizzazione “bottom-up”, dove l’iniziativa parte dal basso - dai masi, dalle associazioni, dalle famiglie - e cresce in modo organico. La natura non viene semplicemente tutelata: viene coltivata, vissuta e condivisa.
Come una foresta che nasce dalle radici, anche il sistema turistico di questa terra nasce dalle relazioni di vicinato, dalla cultura del lavoro, dalla consapevolezza del bene comune. Così si spiegano non solo la bellezza dei paesaggi, ma anche la qualità dell’ospitalità, l’ordine dei paesi, la cura per ogni dettaglio.
Il segreto dell’Alto Adige? La sua gente
Chi visita l’Alto Adige lo fa per i paesaggi spettacolari, le Dolomiti maestose, i sapori autentici. Ma ciò che rende davvero unico questo territorio è la forza della sua comunità, che nel tempo ha saputo trasformare una terra difficile in una delle mete più amate d’Europa. Un modello che unisce tradizione e modernità, natura e cultura, silenzio e accoglienza. E che, forse, ha ancora tanto da insegnare.