Masi baiuvari

I masi dell'Alto Adige: Tradizione, resilienza e accoglienza alpina

Chi visita l’Alto Adige non può fare a meno di notare la presenza dei masi, le tipiche abitazioni rurali distribuite sui versanti montani, spesso isolate e immerse nella natura. Ma dietro questi edifici in legno e pietra, che oggi incantano turisti e appassionati di montagna, si cela un modello di vita antichissimo, frutto di cultura, necessità e una straordinaria capacità di adattamento.

Un sistema culturale e giuridico unico

A differenza delle popolazioni latine, abituate a vivere in borghi e centri abitati, le genti nordiche hanno da sempre preferito una vita più dispersa. Questa cultura dell’insediamento sparso è documentata già nel XVI secolo e fu codificata nel 1770 sotto Maria Teresa d’Austria con l’introduzione della legge sul maso chiuso (geschlossener Hof).

Questa legge prevedeva:

  • L’indivisibilità del maso, per garantire la sopravvivenza economica di una famiglia.
  • La trasmissione ereditaria al primogenito maschio, per evitare frammentazioni del territorio agricolo.
  • Un censimento dettagliato delle proprietà, con assegnazione di una superficie minima per la sussistenza.

Grazie a queste norme, molti masi sono giunti fino a noi intatti, mantenendo viva una cultura millenaria e un paesaggio rurale unico al mondo.

Le caratteristiche del maso di montagna

I masi di alta quota richiedevano enormi sacrifici: agricoltura in condizioni estreme, silvicoltura, allevamento, isolamento invernale. Da qui, alcune particolarità architettoniche e funzionali:

  • Forni esterni per il pane, per non rischiare incendi nelle abitazioni in legno.
  • Mulini ad acqua lungo i ruscelli per macinare i cereali.
  • Depositi per conservare i corpi durante l’inverno, quando le salme non potevano essere trasportate a valle.
  • Sentieri di collegamento tra masi, oggi splendidi percorsi escursionistici, nati per aiutarsi in caso di necessità come incendi o calamità.

Uno degli esempi più affascinanti di questo sistema è la rete escursionistica dei masi di montagna in Val Sarentino, in Val d’Ultimo o nei dintorni di Funes.

Ospitalità come missione

I masi non erano solo fattorie, ma anche rifugi per viandanti, pellegrini e bisognosi. Le famiglie contadine accoglievano gli ospiti come parte della propria missione di vita. Questa cultura dell’accoglienza, profondamente radicata, è ancora oggi percepibile.

Entrare in una stube contadina significa vivere un’esperienza autentica tra arredi in legno e stufe a legna in muratura, profumi di cucina casalinga a base di prodotti del maso, come uova fresche, burro, erbe di montagna e castagne. Crocifissi alle pareti, tavoli decorati con fiorellini freschi, letti sopra la stube per sfruttare il calore completano il suggestivo quadro.

La “Bäuerin”, la padrona di casa, ti accoglie con garbo semplice e sincero: qui ogni gesto racconta una storia.

I masi oggi: Un ponte tra passato e futuro

Oggi, molti masi sono stati restaurati e trasformati in strutture ricettive, conservando il loro carattere autentico. Soggiornare in un maso significa entrare nella storia dell’Alto Adige, toccare con mano la vita contadina, respirare il silenzio della montagna e assaporare la genuinità di un territorio che ha saputo conservare la sua anima.

Grazie a un equilibrio perfetto tra tradizione, legislazione intelligente e spirito di comunità, i masi altoatesini non sono soltanto monumenti viventi, ma luoghi in cui passato e presente convivono in armonia, pronti ad accogliere chi cerca emozioni vere e un legame profondo con la natura.

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